12 km circa
Percorrenza: 5.30 ore comprensive di un’abbondante sosta
Dislivello: 350 metri in salita, 1250 metri in discesa
Con la terza tappa chiudiamo la nostra ricongnizione del Giro di Viso, sperando di avervi invogliato a godere della bellezza e dell’ospitalità di questi luoghi avventurandovi ai piedi del “gigante di pietra”. Quest’ultima frazione, pur abbastanza lunga, presenta solamente una dura salita nella fase iniziale, che può essere resa particolarmente ostica dalla fatica accumulata nelle gambe nel giorno precedente. Una volta superata questa asperità il percorso diventa di tutto riposo, con una discesa mai troppo ripida e su morbido fondo terroso nell’ampio vallone di Vallanta. L’ideale quindi per terminare il giro con un buon ricordo e il sorriso sulle labbra. Ma cominciamo con la descrizione.
Dal refuge Viso si punta a sud/sud-est, verso la cornice di monti che segna il confine tra Italia e Francia oltre la quale spunta una parte della parete occidentale del Monviso (ci sono comunque dei segnali che indicano la strada per il Giacoletti, attraverso una deviazione successiva, e per il rifugio Vallanta). Si percorre un piacevole sentiero con leggeri saliscendi, l’ampia spianata erbosa in cui è collocato il rifugio è solcata da numerosi rigagnoli che ci conducono ad uno specchio d’acqua, il Lac Lestio, dove accerchiata da monti ha inizio la valle del Guil. La strada da percorrere a questo punto si indirizza sulla destra: affrontando lo sperone roccioso di fronte a noi attraverseremo la catena di monti nel punto in cui il passaggio è più basso e accessibile, il Passo di Vallanta.

Si risale la valle del Guil per superare il Passo di Vallanta e tornare ai piedi del Monviso, che svetta all’orizzonte

L’ultima salita del Giro
Siamo accompagnati dai classici segni bianco-rossi che, avvicinandosi al confine italiano, tornano a fare la loro presenza. La prima della salita, pur ripida, è agevolata da alcuni tornanti e da un terreno più morbido. Salendo ancora di qualche metro il percorso diventerà una vera e propria pietraia, con qualche passaggio particolarmente aspro dove occorre mantenere l’equilibro e fare appoggio con le mani. Nessun tratto esposto nè pericoloso, ad ogni modo, ed i segni del CAI aiutano a districarsi tra i massi. Continua a leggere »