Riapriamo le danze alla grande sul nostro blog con la descrizione di uno degli itinerari escursionistici più belli e celebri d’Italia: il giro del Monviso, o Giro di Viso come viene più propriamente chiamato, un percorso che si allunga per circa 40 chilometri alle pendici del “gigante di pietra” che con la sua figura imponente domina le valli piemontesi del Po e della Varaita. L’itinerario, documentato fin dall’800, ha avuto un boom di popolarità negli anni ’70 del secolo scorso; i numerosi rifugi presenti lungo il tracciato permettono di organizzare le soste in modo personale, mentre la ricca rete di sentieri, ottimamente segnati dai rettangoli bianco-rossi del CAI, consentono di allungare e accorciare il tour a piacimento. La bellezza dei luoghi è quasi scontata: si attraversano panorami incontaminati di alta quota e si osservano gli oltre 3800 metri della piramide del Monviso in ogni sua parete. Un’esperienza che ci sentiamo di consigliare ad ogni appassionato di escursionismo in montagna, a condizione come sempre di essere in buona forma ed equipaggiato con una buona attrezzatura. In realtà il numero di tappe può essere adattato alle proprie capacità, venendo incontro anche ai meno allenati che possono usufruire di quattro soste; similmente si può scegliere di evitare quei pochi tratti leggermente più difficili da affrontare, ovvero i sentieri attrezzati del Couloir del Porco e del Sentiero del Postino. Nella nostra descrizione ci limiteremo al pecorso che noi abbiamo effettuato ma in rete si trovano informazioni su ogni possibile variante. Per dormire, mangiare e rifornirsi d’acqua ci sono i rifugi, mentre se preferite bivaccare dovrete considerare nel peso dello zaino anche la tenda e il cibo da portarsi dietro (ad ogni modo, consigliamo di informarsi presso gli enti competenti sulla possibilità o meno di bivaccare in zona). La maggior parte del percorso si situa intorno ai 2500 metri di altitudine: è necessario quindi tener conto delle temperature che possono abbassarsi molto anche in estate, degli improvvisi temporali, della possibilità di neve e ghiaccio residui. Se si va nella bella stagione non serve avere con sè ramponi e picozza ma sarà bene indossare calzature comode e sicure nonchè prestare attenzione ad eventuali indicazioni su interruzioni o ostacoli nel sentiero.
I punti di partenza “classici” sono Pontechianale e Pian del Re. Noi abbiamo scelto il primo, in provincia di Cuneo, a pochi passi dal confine francese in fondo alla Val Varaita. Abbiamo fatto tre tappe in senso antiorario, poco più di 10 km l’una, sostando presso il rifugio Quintino Sella e il Refuge Viso, gestito dal Club Alpino Francese. Ecco quindi una descrizione il più possibile dettagliata della prima tappa.
12 km circa
Percorrenza: 5.30 ore, comprensive di brevi soste
Dislivello: 1200 metri complessivi
Segnaletica: Giro di Viso, Gta, U-10
Si parte dalla frazione Castello di Pontechianale, nei pressi della diga per l’accumulo di energia idroelettrica. C’è abbondante spazio per lasciare l’auto, una fontana e un’ampia mulattiera che stacca in salita tra i pini cembri del bellisimo bosco dell’Allevè. Le indicazioni segnaletiche da seguire sono molto chiare e fanno spesso riferimento al “Giro di Viso” o alla Gta, la Grande Traversata Alpina; sulle cartine troverete anche la numerazione dei sentieri (in questo caso è l”U-10) ma quest’ultima è in realtà poco presente sulla segnaletica, più opportuno è quindi affidarsi ai nomi dei rifugi, dei passi e delle località che incontrerete.
La salita è subito impegnativa sull’ampio tracciato terroso che segue il corso del fiume. In questo primo giorno ci saranno da superare 1200 metri complessivi di dislivello, e grazie a qualche tratto in ripida pendenza dai 1600 di Pontechianale siamo già arrivati a 1900 quando è il momento di affrontare il primo bivio. Si lascia a sinistra la strada principale che risale il vallone di Vallanta (la percorreremo in senso inverso l’ultimo giorno) e prendiamo a destra; si attraversa il fiume su una passerella e si inizia di nuovo a salire su un sentiero più stretto e angusto che si arrampica tra i pini. In questo tratto, oltre ai soliti segni bianco-rossi è possibile orientarsi con alcuni triangoli di stoffa appesi agli alberi. La salita è dura ma costante: si supera uno spiazzo erboso dove si possono incontrare vacche al pascolo, il Pian Meyer, e si prosegue verso il rifugio Sella e il Passo San Chiaffredo mentre gli aberi iniziano a lasciare spazio alle rocce. Voltandosi si intravede uno scampolo del lago di Pontechianale: abbiamo già fatto molta strada dalla partenza ma siamo ancora lontani dall’arrivo, questa tappa è piuttosto lunga ma con le opportune soste si può superare la lenta salita.
Siamo ormai in una vasta pietraia, quella del Gias Fons, quando il sentiero digrada e per un breve tratto si fa pianeggiante mentre atttraversa la conca detritica. Siamo a circa 2300 metri di altitudine; si affronta l’ultimo impegnativo strappo per scavalcare un nuovo sperone roccioso e infine giungiamo in un’altra ampia conca. Il panorama qui è desolato ma spettacolare, con le cime appuntite che circondano la spianata e si riflettono nei numerosi laghetti. A sinistra stacca la deviazione per il bivacco Bertoglio ma noi proseguiamo adesso in leggero falsopiano, costeggiando i laghi coi segni bianco-rossi che ci guidano fra le rocce e tra le centinaia di “ometti di pietra” che caratterizzano il luogo. Siamo vicini ai 2764 metri del Passo San Chiaffredo (il punto più alto che raggiungeremo oggi) e lo si può notare anche dalla neve residua che inizia ad affacciarsi negli angoli in ombra.
Dal Passo San Chiaffredo il sentiero U-10 conduce in leggera discesa verso il passo Gallarino; è qui che finalmente, dopo essersi fatto desiderare per tutta la giornata, il Monviso compare con la sua inconfondibile sagoma sulla sinistra. Le punte che lo circondano sembrano estramamente piccole al confronto della sua imponente parete est. Appena sotto di essa si intravede già il Lago Grande di Viso e appena sopra il rifugio Sella, verso il quale il sentiero U-10 taglia deciso dopo una breve discesa su fondo pietroso. In due occasioni sulla destra si presenta una possibile deviazione, ben segnalata, per il rifugio Alpetto, leggermente più lontano del Sella, ma è comunque un’alternativa da considerare. Noi invece ci fermiamo ai 2640 metri slm del rifugio Sella, all’ombra della parete est e con un punto di vista privilegiato, quasi una terrazza panoramica, sulla prima parte della pianura Padana.
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